E adesso? Adesso al lavoro!

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  1. Mancio65
     
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    Mai titolo di campagna elettorale fu più appropriato: Tsunami Tour, l’hanno chiamato. Altro che, se il risultato ha soddisfatto le attese! C’è chi, in campagna elettorale, ha parlato di giaguari da smacchiare, chi ha fatto promesse ridicole (sono stati in due). C’è poi stato chi ha invece messo in piedi un giro d’Italia dal nome profetico.
    I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

    Ne parlo brevissimamente, anche perché dei risultati ci interessa poco: ci interessa molto di più quello che tali risultati comportano.
    I risultati dicono anzitutto una cosa. L’astensione è stata del 25%. Del 75% che ha votato, il Movimento 5 Stella ha preso il 25%. Ci sono poi anche molte bianche e nulle… vado un po’ per eccesso, ma concedetemelo: il voto ha detto che (quasi) il 50% degli italiani si è rotto le palle! (Quasi) un italiano su due è stufo di essere preso in giro da una casta che si autoconserva, autoriproduce, autoalimenta senza pensare a NULLA se non al proprio tornaconto personale.
    Sia chiaro: non sto sommando allo stratosferico risultato del Movimento 5 Stelle la percentuale di chi non è andato a votare. Il M5S fa della partecipazione ATTIVA dei suoi sostenitori il cardine del proprio funzionamento… chi non vota è diametralmente opposto alle posizione del M5S.
    Però è evidente che entrambe le percentuali rientrano nel contenitore di chi non ne può più. C’è chi sceglie di mettere la testa sotto la sabbia e di disinteressarsi totalmente della cosa pubblica (come se non fosse comunque “costretto” a vivere in questo paese) e chi invece decide di rimboccarsi le maniche e di cominciare a faticare in prima persona, per dimostrare a tutti (ed a questi delusi per primi) che invece cambiare è possibile!
    Ma un italiano su due è stufo. Questa è una considerazione che l’altra metà degli italiani dovrà cominciare a prendere in considerazione.
    Tolto il M5S non riesco a trovare altri vincitori. Monti e la sua DC hanno preso una legnata storica. Anzi, diciamo che pure troppo hanno ottenuto. Fini è giustamente fuori dal Parlamento. Casini purtroppo ancora no, ma c’è andato vicinissimo. L’intera congrega di catto-banchieri e poteri forti che guida quella coalizione ha rischiato davvero di rimanere del tutto fuori da entrambi i rami del Parlamento. Peccato, un’occasione che il paese ha perso. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
    Partituzzi e partitelli di pseudo-protesta, come la Rivoluzione di Ingroia o il (far finta di) Fare sono stati giustamente spazzati via dal voto utile.
    La Lega, tendenzialmente mazzolata. Se non riuscirà a prendere Maroni in Lombardia, il tonfo sarà totale. Dicono i suoi di aver pagato a carissimo prezzo l’alleanza con Berlusconi. Ma, visto il risultato, senza quell’alleanza probabilmente sarebbe andata ancora peggio. La realtà è che la Lega paga l’aver dimostrato agli italiani che, oltre agli slogan tipo “Roma ladrona” a rubare erano capacissimi anche loro, e lo facevano meglio e – in proporzione – più degli altri.
    Il PD, tra tutti gli sconfitti, è il più sconfitto di tutti. E’ riuscito, grazie alla sua secolare inettitudine, a perdere l’ennesima elezione. E questa volta era davvero impossibile, il vantaggio era sconfinato: partiva da una posizione quasi plebiscitaria. Inutile, davvero, parlarne. La dirigenza (e buona parte del suo elettorato) dice che la colpa è degli italiani! Quando si reagisce così, non ci sono davvero margini di recupero! La cosa più divertente è sentire elettori del PD dire che l’errore è stato non correre con Renzi e unirsi a Vendola. E poi ti dicono – candidamente, fanno una tenerezza, ci credono veramente – “io sono di sinistra!”
    Il PDL ha vinto. Sì. Diciamo che ha vinto relativamente al tracollo di tutti gli altri. Se andiamo a guardare i voti e le percentuali prese alle ultime politiche, è però evidente che anche il PDL è crollato. Non fosse stato per il PD, alleato fedele, che l’ha ritirato su con estrema fatica, anche del PDL potremmo oggi scrivere un bel coccodrilletto. Ma gli amici, si sa, si vedono nel momento del bisogno, e Berlusconi, da quando è sceso in politica, non ha mai trovato amici più fedeli ed efficienti dei dirigenti del PD… della sinistra! Fa ridere solo a dirlo, pensare che ci sono ancora tanti che ci credono spaventa un po’.

    Avevo detto brevissimamente… vabbè, ma si sa che sono logorroico.
    Bene. Detto degli sconfitti, parliamo un po’ dei vincitori. Ossia di quella banda di matti che, partita da 0, ha conquistato il voto di (quasi) un italiano su quattro.
    Questo risultato ha scatenato due opposte reazioni. Da parte dei sostenitori del M5S, il voto ha provocato soddisfazione e gioia. In misura molto, ma molto misurata (ci tornerò dopo), ma la gioia – è ovvio – c’è stata.
    Di contro, la vittoria del M5S ha provocato lo smarrimento di un’altra parte di persone. Tra queste ci sono, è ovvio, quelle persone che, facendo parte della casta, si sono rese conto che da oggi qualcosa in questo paese è cambiato. Che da oggi: “gli occhi sono aperti”. Che da oggi non potranno più – per nessun motivo – continuare a fare il porco comodo loro, rubandoci i soldi senza ritegno e spendendoli per i loro tornaconti personali. Da oggi è finita!
    Che si addolorino questi è ovvio, e – diciamolo – dà una soddisfazione al limite dell’orgasmo!
    C’è poi un’altra grossa fetta di popolazione che si sgomenta per questa vittoria. Sono le persone cui il lavaggio del cervello messo in atto dalla casta, quel condizionamento “globale”, a 360° messo in piedi dal sistema finanziario, la strategia del terrore, la politica del “ce lo ordina l’Europa”, la regola del “siccome è così, è così che deve essere”, ha fatto talmente breccia che ora, private della guida sicura della casta - che toglie loro soldi, sogni, speranze e fantasie – si sentono come nude ed esposte alle intemperie. Ecco, vedere questo sgomento fa invece molto male, ed è ovvio il perché.
    Ribaltando il discorso dell’inizio, pensare che c’è (poco più di) un italiano su due che è ancora felice di stare sotto la casta, ed ancora la vota, dà davvero da pensare.
    Ma da qualche parte bisognava pur iniziare.
    L’italiano, si sa, tendenzialmente è pigro, ama che ci sia qualcuno che gli dice non solo cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma anche cosa gli deve piacere, cosa deve pensare, come deve pensarlo.
    Il cambiamento è visto, da queste persone, come l’orrore più totale. Nel 1978, per togliere a tutti ogni spirito di cambiamento, venne ucciso l’uomo politico che stava iniziando a tracciarne la strada. Adesso, per ottenere lo stesso risultato, si agita lo spettro dell’Europa, dei mercati, della borsa… ogni “alleato” è buono, quando si deve privare un popolo della propria sovranità, dipende solo dai tempi storici. Quello era il tempo della politica, questo è il tempo dell’economia. Il terrore corre sul filo, e per questi italiani, per quegli italiani così atterriti dal cambiamento e dal pensiero autonomo, sapere che un quarto di Parlamento sarà composto da persone oneste, che agiscono per la prima volta nella storia del paese sotto meccanismi totalmente diversi da quelli che finora hanno mosso la politica, è – evidentemente – un pensiero spiazzante, devastante. Saranno proprio queste persone – prima ancora di quelle talmente spente da non andare neanche più a votare – le prime persone che il M5S dovrà – con la sua azione – recuperare.

    E veniamo proprio al punto focale della questione. E ora? Che farà – ora – il Movimento 5 Stelle?
    So che la maggioranza degli italiani non riesce proprio a crederci, perché non è MAI stato così, ma il Movimento 5 Stelle farà una cosa semplicissima: quello che ha promesso in campagna elettorale! Valuterà le idee – perché sono le idee che contano, non chi le ha – e di volta in volta le giudicherà, votando favorevolmente per quelle che rientrano nel suo DNA, che è semplicissimo (per gli irriducibili ignoranti… un’occhiata al programma, QUI, può sempre servire: consente tra l’altro di parlare senza dire sciocchezze troppo grandi), e votando contro a quelle che non siano presentabili. Niente alleanze, niente inciuci, niente poltrone, niente scambi, niente favori, niente clientele, niente corruzioni. Quell’epoca E’ FINITA! Tanto prima se lo metteranno tutti in testa, tanto meglio sarà.

    E direi che la reazione degli esponenti del Movimento 5 Stelle alla vittoria dovrebbe fornire un sostegno anche ai terrorizzati più irriducibili.

    Ieri sera, sull’onda di risultati elettorali che si facevano di minuto in minuto più esaltanti (il Movimento 5 Stelle è il primo partito alla Camera dei Deputati… qualcuno l’avrebbe mai ritenuto possibile?) mi sono recato nei locali dove, con gli altri attivisti e candidati, ci eravamo dati appuntamento per attendere i risultati sperando in un’eventuale vittoria.
    Quando sono entrato, mi sono stupito – inizialmente - del silenzio che proveniva dai locali dove c’erano già molte persone. Chi si fosse aspettato trombette, stelle filanti, bottiglie di spumante, pasticcini e balli sfrenati sarebbe rimasto delusissimo. C’era, già, una generale atmosfera di maniche rimboccate, di consapevolezza, di “adesso sì che dobbiamo davvero cominciare a darci da fare”. L’atmosfera era da inizio impegnativo, non certo da appagamento ottenuto.
    C’era qualcuno che ogni tanto lo diceva: “Oh, sì, va bene, ma ora facciamo anche un po’ festa!”, ma subito si faceva coinvolgere in qualche discussione progettuale, costruttiva, attiva.
    Lì per lì mi sono stupito anche io. Ma poi ci ho pensato bene, ci ho pensato meglio.
    L’obiettivo del Movimento 5 Stelle NON E’ – a differenza di QUALSIASI altro partito – la conquista di Montecitorio e di Palazzo Madama. La “ragione sociale” del Movimento 5 Stelle NON E’ l’occupazione del potere fine a se stessa.
    Lo scopo unico ed ultimo del Movimento 5 Stelle è attuare una nuova via, un nuovo modo di fare politica.
    E’ – meglio – fare politica, nel vero, nobile, giusto senso del termine. E’ fare, attivamente e concretamente, per il bene del paese. E’ dimostrare che è possibile, veramente possibile, governare per l’interesse dei cittadini, e non per il proprio tornaconto.
    Quindi il risultato di ieri non costituiva di per sé motivo di festeggiamento. Anzi. Il risultato di ieri ci dice che adesso – davvero – possiamo INIZIARE ad agire in direzione di quello che è il nostro obiettivo. Ora ci hanno dato le gambe per raggiungere quell’obiettivo. Ma la testa e le mani dovremo continuare a mettercele noi, ed ora molto più di prima. Ora, più di prima, non avremo più alibi, non potremo sbagliare. Avremo tutti gli occhi su di noi. Saranno in moltissimi ad essere desiderosi di un nostro fallimento. A tutti dovremo dimostrare – e dovremo cominciare a farlo subito – che, invece, siamo proprio così. Siamo proprio come abbiamo detto di essere! Dobbiamo dimostrare che non ci faremo cambiare, che siamo ben consapevoli di quello che è il nostro DNA ma che appunto, in quanto DNA, esso fa parte costituente di ognuno di noi, dal capolista eletto alla Camera dei Deputati, al candidato portavoce per il Comune, all’ultimo arrivato degli attivisti (il sottoscritto), e non potrà in nessun modo essere cambiato da niente e da nessuno.
    Ecco perché ieri si festeggiava poco: si sentiva il peso dell’enorme responsabilità che ci è stata data con il voto degli italiani, che non dovremo in nessun modo e per nessun motivo sprecare, pena la nostra stessa faccia.
    La vecchia politica è finita. Oggi nasce un nuovo modo di farla.
    Ieri non abbiamo vinto: il nostro lavoro è appena cominciato.
     
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6 replies since 26/2/2013, 14:17   159 views
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