Missione (quasi) compiuta

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  1. Mancio65
     
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    Alzi la mano chi, elettore del PD, è ancora convinto di votare per un partito di sinistra che è il più feroce oppositore di Silvio Berlusconi (anzi, rappresenta l’unico baluardo difensivo contro il Cavaliere).
    Uh, quanti siete!
    Eh, ma lo so.
    Sono davvero tanti quegli elettori che – in perfetta buona fede, è innegabile – da venti anni votano per il PD (e per le sue precedenti forme), convinti che sia l’unica maniera per votare contro Berlusconi, e convinti che quel voto vada ad un partito “di sinistra”.
    (Ci sono anche molti che votano il PD avendo invece capito esattamente come stanno le cose, ma di questi non mi interessa).
    Mi interessa dei primi, invece. Ne conosco molti che, da due mesi prima delle elezioni fino a ieri, hanno incessantemente, indefessamente ed ammirevolmente fatto campagna elettorale, cercando di convincere quante più persone possibili che, con un Movimento 5 Stelle in crescita e – chissà perché, secondo i loro calcoli – alleato di Berlusconi, davvero mai come in questa occasione fosse indispensabile votare per il PD, per ottenere l’agognato risultato di sempre: la sparizione di Berlusconi dal panorama politico.
    Provo a mettemi nei loro panni: come si devono essere sentiti, ieri, quando il loro partito (uno dei pezzi che ne rimangono) ha votato come Presidente del Consiglio il candidato di Silvio Berlusconi? Anzi, peggio, il candidato umilmente proposto a Silvio Berlusconi e da questo benevolmente accettato, tra una lunga lista di improponibili.
    Come si devono essere sentiti, ieri, quando il loro segretario assisteva alle votazioni abbracciando Angelino Alfano?
    Come si devono essere sentiti, ieri, quando il loro partito (uno dei pezzi che ne rimangono), dopo aver sostenuto per quasi due mesi la necessità di un’alleanza col M5S (e dando a quest’ultimo la colpa del mancato raggiungimento di un accordo) e l’impossibilità totale di dialogare col PDL, proprio nel momento in cui il M5S ha proposto un candidato del PD, il miglior candidato possibile, si è rivolto al PDL per farsi dire chi votare, ignorando totalmente, in modo addirittura offensivo (ma vedremo poi perché) la figura di Stefano Rodotà?

    Diciamo che ieri, per lo meno, oltre a 50 giorni di tempo persi (il PDL chiedeva l‘inciucio fin dal giorno dopo le elezioni, tanto valeva accontentarlo subito), è caduto, forse, finalmente, l’ultimo velo su quella che è la… ragione sociale del PD, fin da quando Occhetto decretò la fine del PCI, fin da quando Berlusconi si affacciò in politica.
    Ieri, finalmente, anche il più in buona fede ed il più saldo tra gli elettori “di sinistra” del PD ha potuto vedere chiaramente, senza alcun fraintendimento, senza alcuna possibile travisazione, da che parte sta veramente il PD (la sua dirigenza, meglio). Ora gli alibi non ci sono più. Ora è impossibile davvero non prenderne atto. E infatti c’è stato chi è arrivato a bruciare la tessera del partito.

    La missione, va detto, questa volta era davvero impossibile!
    L’esito delle urne ha consegnato al PD una partita al di là delle proprie forze. Salvare il culo a Berlusconi (nel suo ruolo di catalizzatore di amori ed odi del popolo e quindi nel suo ruolo di perpetuatore della Casta, perché questo – sia chiaro – è Silvio Berlusconi, assolutamente non altro) senza far capire a tutti da che parte davvero si gioca, era impossibile!
    Ci hanno provato!
    Come in passato, come sempre hanno fatto, ci hanno provato.
    Inutile qui stare a ricordare tutto quanto fatto e non fatto dal PD nel corso di questi venti anni, basta guardare
    QUESTO
    fino alla fine: fino alla – retorica – domanda finale: “ma questi si sbagliano ininterrottamente da venti anni o sono venti anni che sono d’accordo con Berlusconi?
    Ma questa volta i voti erano davvero troppo pochi. Questa volta c’era un agente di disturbo troppo forte. E la proposta di un nome incredibile, quello di Stefano Rodotà, semplicemente impossibile da non accettare, quasi… troppo bello per essere vero, è stata sufficiente perché il gioco fosse – finalmente – chiaro a tutti.
    Ora la dirigenza del PD – che della Casta di cui sopra fa storicamente parte, dal primo all’ultimo dei suoi esponenti – non può più portare avanti il suo solito giochino. Ora non è più possibile dire una cosa e fare – sempre e sistematicamente – l’esatto contrario. Questa volta è stato indispensabile uscire alla luce del sole, proporre Marini, dire a tutti: NOI STIAMO CON BERLUSCONI! E’ stato indispensabile portare l’acqua con le orecchie (chi ricorda il Rutelli/Guzzanti di qualche annetto fa?) a Berlusconi alla luce del sole, senza più poter fingere di tramare per la sua caduta.

    Non c’è stato nessuno, della dirigenza del PD, che si sia nemmeno preso la briga di dire “No” a Rodotà. Be’, lì, credo che abbia prevalso il buon senso. Nessuno di loro se l’è sentita. Nessuno di loro, probabilmente, è riuscito a trovare una risposta che non suonasse troppo ridicola alla domanda che sarebbe subito dopo seguita: “Perché”?
    Non c’è un perché.
    O meglio, c’è un perché, visto che parliamo di un partito (il PD) la cui dirigenza storica è stata, negli ultimi venti anni, la più fedele, attiva e potente alleata di Silvio Berlusconi, e quindi è stata, nello stesso periodo di tempo, la più valida espressione della Casta, in tutto il suo splendore.
    “Stefano Rodotà, chi?”, probabilmente, se Bersani – che per pudore sfugge alle telecamere da ieri – fosse bloccato improvvisamente da un intervistatore, risponderebbe così! Non esiste, mai esistito, non deve esistere. E infatti, per le “primarie” che pare il PD abbia deciso di indire tra i suoi grandi elettori per proporre un nome nuovo, ovviamente l’elenco dei nomi possibili NON E’ scelto dalla base, ma… da Bersani stesso! E – ovviamente ancora – guarda caso Stefano Rodotà (“Chi?”) non c’è!
    Con buona pace dei poveri elettori in buona fede di inizio racconto.

    Che succederà, ora?
    Oh, niente che non sia già successo.
    Il PD perderà l’ennesimo pezzo. Corsi e ricorsi storici. Ogni volta che c’è stato un confronto, ogni volta che la Casta ha avuto bisogno di aiuto, c’è stato qualcuno, in area PD, che è caduto dal pero e, di conseguenza, se n’è andato. Via via sono andati via tutti quelli che – chi prima chi più tardivamente – si rendevano conto di NON fare parte di uno schieramento di sinistra che si opponesse alla Casta ed a Berlusconi. L’ultimo in ordine di tempo è stato Vendola, che speriamo si svegli definitivamente ed esca anche da quell’assurdo apparentamento: che ci fa SEL con una forza come il PD? Non hanno davvero niente in comune.
    Ora la cosa più ovvia – pensano gli elettori di sinistra in buona fede - sarebbe, oggi, già alla terza votazione e poi alla quarta, votare Rodotà. Sarebbe l’uovo di Colombo. Sarebbero ancora in tempo.
    Ovviamente questo non avverrà.
    Il nome sarà un altro.
    E, malgrado l’ennesima divisione, l’ennesima separazione, il PD, la sua dirigenza storica, andranno avanti per la loro strada, continueranno a perpetrare la Casta, ad alimentare la burla dell’odio/amore con Berlusconi per i pochi polli (me lo concedano) che ancora non hanno capito, neanche ieri, neanche dopo Marini, come stiano veramente le cose.

    E ci riusciranno!
    Ci riusciranno perché l’italiano ha la memoria più che corta. E’ quasi del tutto privo di memoria, inutile negarlo.
    Il risultato ottenuto da Berlusconi a queste elezioni ne è la manifestazione più lampante.
    Gli italiani, nell’anno abbondante del letale governo Monti, hanno serenamente dimenticato lo sciaguratissimo governo che lo ha preceduto e chi lo guidava. E’ stato semplicissimo. C’è stato – si sa – il fedele aiuto della dirigenza del PD, che prima ha rinviato le elezioni di un anno, e poi ha dato a Berlusconi tutto il risalto possibile per guadagnare ascolto e voti, ma inutile tornare, per l’ennesima volta, sul ruolo del PD… è ormai assodato. Berlusconi ha ottenuto il risultato che ha ottenuto, alle ultime elezioni, non solo grazie ai fedeli alleati, ma anche – e soprattutto - grazie alla memoria corta degli italiani.
    E così i dirigenti del PD potranno stare sicuri che, alle prossime elezioni, lo sgarbo vergognoso, intollerabile e rivoltante da essi imposto alla propria base con il voto a Marini sarà allegramente dimenticato (soprattutto visto che non è andato in porto… Non è andato in porto, quindi non vale: non conta l’azione fatta, conta il risultato). E la Casta sarà, ancora una volta, salva. La missione sarà (senza più quasi) compiuta.

    Chiudo lo sproloquio gettando un attimo lo sguardo dalla mia parte.
    La missione sarà compiuta – forse - se anche il M5S, finora comportatosi egregiamente bene, commetterà sul filo di lana un tragico errore.
    Non sono riuscito a capire come abbiano potuto uscire i nomi di Prodi e della Bonino dalla lista dei dieci “papabili” del M5S. Io li ho interpretati come una “provocazione”, come il voto di qualcuno che col M5S ha davvero poco a che fare (i motivi sono del tutto evidenti).
    D’accordo: Prodi, vista la compagnia in cui sta (D’Alema, Amato, Violante, Finocchiaro) è ancora il meno peggio… ma chi vota M5S non vuole “il meno peggio”: il mancato dialogo con Bersani in ottica di governo, viaggiava esattamente in questa direzione. Il ripetere, agli elettori del PD che dicevano: "ma non capite che Bersani è meno peggio di Berlusconi", che per un elettore del M5S tra i due non c'è alcuna differenza, viaggiava, ancora, esattamente in questa direzione.
    Gli appelli si susseguono: c'è tutto un mondo che - quasi - supplica il PD di appoggiare Rodotà. Perfino Cacciari, ieri sera - contrario da sempre in modo feroce e sprezzante al M5S - ha rivolto un appello accoratissimo al PD: votate Rodotà. Che senso ha votare Prodi? Prodi non avrebbe comunque il sostengo del PDL, e perderebbe, rispetto a Rodotà, quello del M5S (ci torno subito)... Che senso ha proporre Prodi? La proposta già c'è: votate Rodotà.
    Già. Che senso ha votare Prodi invece di Rodotà? ("Rodotà, chi?" "Stia buono, Bersani!")
    Ha un gran senso, nell'ottica del giochino di cui sopra... sarebbe l'ultimo capitolo, il meglio riuscito: votare il più grande dei finti nemici di Berlusconi, quello che lo ha fintamente battuto due volte, quello che più di tutti ha avuto (e per ben due volte) tutti gli strumenti per contrastarlo e si è ben guardato minimamente dal solo pensare di farlo, il più perfetto esponente della Casta.

    Torno a quello che dicevo prima.
    Non ho capito come Prodi sia finito tra i 10 papabili del M5S.
    Ora, se si andasse oltre, se cioè alla fine Prodi – come in queste ore si mormora – dovesse diventare Presidente della Repubblica CON il voto del M5S… bisognerebbe onestamente tirare le stesse somme che hanno dovuto tirare ieri gli elettori di sinistra in buona fede del PD.
    Lo dico e lo firmo: l’appoggio del M5S a Prodi sarebbe incomprensibile, forse più dell’appoggio a Marini dato dal PD, a meno di non interpretarlo… nello stesso modo!
    So che la notizia è priva di qualsiasi interesse, ma il M5S, in quel caso, il mio voto, almeno a livello nazionale, lo perderebbe. Non ho votato M5S per sostenere Prodi e tutto ciò che rappresenta. Avrei votato... PD!
     
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