Quando si perde, si perde.

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  1. Mancio65
     
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    Vincono, mio caro Pierangelo, altro che se vincono! Continuano a vincere, imperterriti!
    Il bicchiere è mezzo vuoto, anzi: vuoto del tutto.
    Do un’occhiata ai risultati elettorali di tre città che, per un motivo o per un altro, conosco abbastanza bene.

    Partiamo da Roma.
    Affluenza:53%
    La percentuale di votanti, normalizzata sull’affluenza dice che:
    23 romani su 100 votano PdmenoL
    16 romani su 100 votano PDL
    14 romani su 100 votano altro
    47 romani su 100 non votano
    Si desume quindi che 4 romani su 10 son contenti. Contenti dei sindaci che si sono succeduti dall’alba dei tempi. Contenti di Fiorito, contenti dei trasporti pubblici rotti un giorno si e uno no (o c’è davvero qualcuno che ancora crede che la situazione catastrofica della città sia colpa solo dell’ultima giunta?)

    Passiamo a Viterbo.
    Alluenza: 67%
    Normalizzazione sui votanti che dice:
    24 viterbesi su 100 votano PdmenoL
    17 viterbesi su 100 votano PDL
    26 viterbesi su 100 votano altro
    33 viterbesi su 100 non votano
    Più o meno come Roma. 4 viterbesi su 10 sono contenti. Contenti della cricca che li governa, anche qui, da tempo immemorabile. Contenti delle condizioni economiche, sociali e culturali di una città senza strade, senza teatri, senza cinema, senza collegamenti con la capitale distante novanta chilometri, senza lavoro.

    Infine guardiamo Siena.

    Affluenza: 68%
    Normalizzazione sui votanti che dice:
    27 senesi su 100 votano PdmenoL
    16 senesi su 100 votano PDL
    25 senesi su 100 votano altro
    32 senesi su 100 non votano
    Qui il dato è ancora più allarmante. 3 senesi su 10 sono contenti del Monte dei Paschi! Credo non ci sia bisogno, in questo caso, di aggiungere altro.

    Generalizzando questo discorso (le percentuali sono simili ed accostabili in tutta Italia), 4 italiani su 10 sono contenti dell’inciucio, sono contenti dei Monti dei Paschi, Penati, Fiorito, Berlusconi, patti Stato-Mafia; sono contenti della cultura totalizzante delle mazzette come unico strumento per muovere l’economia; sono contenti dell’evasione fiscale, della depenalizzazione del falso in bilancio, del conflitto di interessi; sono contenti della totale assenza di diritti civili, della continua e totale umiliazione dell’articolo 3 della Costituzione, del Parlamento vuoto quando si discute la Convenzione di Istanbul riguardo la violenza sulle donne; sono contenti della situazione del mondo del lavoro, dell’occupazione; sono contenti della poltica del rigore senza crescita, della tassazione più alta d’Europa, dell’Europa che chiede sacrifici; sono contenti della politica urlacchiata nei salotti televisivi, delle finte litigate, del “urliamoci addosso di tutto, basta che non affrontiamo nessun argomento serio”, del “fingiamo di litigare così sembra che siamo diversi, ma soprattutto nessuno si accorge che facciamo solo i nostri beati e porci comodi”, del “facciamo stare tutti così male che anche la più minima fregnaccia finisca per sembrare una grandissima vittoria e tutti stiano zitti”.

    Parliamoci chiaro: bisogna accettarlo! E’ un dato di fatto. Queste elezioni dicono che questo è ciò che vogliono e che amano 4 italiani su 10.
    Continueranno a far finta che ciò non sia vero, che ci siano enormi differenze tra di loro, che gli uni siano i buoni e gli altri i cattivi, ma sono 25 anni che governano insieme (per limitare il concetto alla seconda repubblica), dal novembre 2011 in modo anche ufficiale, e a dar loro torto sono la logica, l’evidenza e la realtà.
    E infatti: quali sono le critiche che vengono mosse – per esempio – al M5S? Avete perso perché non andate a Ballarò e da Santoro, avete perso perché non avete accettato di firmare la cambiale in bianco del PDmenoL, avete perso perché dite no a tutto, avete perso perché fate le battaglie morali sulle questioni di principio.
    Ossia: per vincere dovete essere come gli altri.
    Che, a guardar bene, è la stessa identica cosa che è successa al PCI. Perdete perché siete di sinistra. Il PCI ha ascoltato i consigli, ed è diventato PDmenoL. E ora, infatti, “vince”! (non si possono non mettere le virgolette, povero Berlinguer che si rivolta nella tomba, come dice Vauro!)

    Adesso il M5S che farà? Riuscirà a resistere alla tentazione di “vincere”?

    Di contro, ci sono 2 italiani su 10… no, molti meno: 15 su 100, circa, che di questo schifo qui sopra, di questa merda, non ne vogliono sapere. E, pur frammenandosi e dividendosi in una tattica che di certo non premia, provano a dire la loro, a lottare, a fare qualcosa per cercare di cambiare.
    15 su 100, sono pochissimi. A parte che stanno tutti sui treni che prendo io la mattina, evidentemente… E’ incredibile come sui treni, sulle metro, non ci sia MAI né uno di quei 40 italiani su 100 che ama l’inciucio, né uno di quei quasi 45 italiani su 100 che non votano… Eppure sono la maggioranza: sono 85 su 100… ce ne sarà qualcuno, di questi, che prende un fottuto treno o una fottuta metro? No. Mah! Misteri della scienza, direbbe Zichichi.

    Bene, visti gli schieramenti in campo, andiamo a dare un’occhiata al grande serbatoio del non voto. Per semplificare, assestiamolo intorno al 40%.
    Ora, non ci si può appropriare di tutti questi mancati elettori, sostenendo che sono contrari all’inciucio. Di questi 40 elettori su 100, di sicuro ce ne sono molti che se ne stanno a casa perché tanto sanno che la Casta vincerà tranquillamente anche senza il loro voto. Vogliamo dire che sono 10 su 100? Secondo me sono meno, ma voglio essere concessivo.
    Ne restano 30 su 100.
    Tra questi ce ne sono alcuni che non votano per menefreghismo, perché credono che la politica sia come un brutto film, che basta non andare a vedere. Non capiscono che la politica, anche se non la guardi, ti regola e ti comanda lo stesso. Non capiscono che, finché – purtroppo per loro – vivranno in questo paese, pagheranno il prezzo di avere questa politica al volante, anche se fanno finta che non ci sia.
    Poi ce ne sono molti che non votano per ignoranza. Perché pensano che non andando a votare scuotano il sistema nervoso della Casta. Non sono soddisfatti di niente e nessuno, pensano che sia molto più comodo stare in un angolo a lamentarsi di tutti piuttosto che rimboccarsi le maniche e mettersi a fare, e manifestano il loro sdegno rinunciando ad esprimere l’unico diritto che questa democrazia fintamente partecipativa concede loro. Pensano che un’astensione diffusa porterà i politici a rinsavire. Forse pensano che se l’astensione sarà troppo alta i risultati non saranno validi, chissà (accade solo nei piccoli comuni, dove c’è un solo candidato!)

    E arrivo al punto dolente: gli errori, i tanti errori, del Movimento 5 Stelle.
    (Mi concedo una premessa. Le poche consultazioni amministrative che furono appaiate alle ultime politiche, come per esempio le regionali del Lazio, hanno dimostrato che – inspiegabilmente, secondo me, ma il dato di fatto sussiste – le percentuali ottenute a livello nazionale dal M5S erano infinitamente superiori a quelle ottenute a livello amministrativo già nella stessa tornata. Quindi, accostare il risultato di queste amministrative alle recenti politiche è un’operazione semplicemente idiota. Ma non cerco scuse. Vero è, infatti, che a parer mio, dopo la condanna in appello per evasione fiscale e dopo il Monte dei Paschi – e ne cito solo due!!! - anche vincere le elezioni con una percentuale del 90% avrebbe significato un enorme fallimento, quindi…)
    Ma ripartiamo da quei 30 elettori su 100 che non votano per ignoranza o menefreghismo. E’ da qui che bisogna ripartire. E’ su queste persone che bisogna lavorare. E’ qui che si sono commessi i tanti errori del M5S.
    Non è – è di elementare evidenza – diventando come la Casta che la si combatte (si potrà “vincere”, ma solo con le virgolette … ha senso solo nelle chiacchiere da bar e se si è del PDmenoL).
    Non è quindi inseguendo quei 4 elettori su 10 felici dell’inciucio. Quelli sono irrecuperabili. Se oggi, ancora oggi, con tutto quello che è successo, votano per la Casta, vuol dire che non potrà succedere NIENTE che li spinga a non farlo. E via, cos’altro dovrebbe succedere? Credo che continuerebbero a votarli anche se Berlusconi ed Epifani facessero una campagna elettorale dicendo loro di non farlo!

    Gli errori si sono fatti invece dall’altra parte. E’ sui “famosi” 30 elettori su 100 che non votano che si è sbagliato, in modo imperdonabile. E’ il loro il voto che occorre capire perché non si è riusciti a prendere.
    Bisogna spingere sulla cultura, bisogna spingere sull’educazione civica, bisogna spingere su una reale e completa diffusione della politica – nel senso alto – nella vita quotidiana. Bisogna smettere di pensare che sia sufficiente Internet a diffondere “il verbo” (uso le virgolette in senso auto-ironico). I proclami di Grillo, le sue sparate, la sua virulenza vanno bene, anzi benissimo. Ma a queste si doveva affiancare un’attentissima e capillare operazione di de-imbarbarimento della popolazione che io non ho visto avvenire in modo adeguato. Occorre, a fianco alle sparate da prima pagina, lavorare nell’ombra, con costanza, con applicazione, per far capire alle persone dei concetti che sembrano così elementari ma che a quanto pare invece non lo sono per niente. Bisogna far capire l’importanza reale della partecipazione diretta, l’importanza della Costituzione, l’importanza dei propri diritti, l’importanza del difenderli con le unghie e con i denti, far capire – questo è ancora più difficile – che se le cose sono andate sempre così, non è automatico che debbano continuare ad andare così per sempre.
    E’ da qui che bisogna ripartire. Mi sono tenuto molto stretto: 15 su 100 tra i votanti, 30 su 100 tra i non votanti… si arriva a 45 su 100. Non sono pochi, eh? Non sono pochi per niente! Ma bisogna riuscire a convincerli tutti dell’importanza, della necessità, di fare, di agire, di parlare, di muovere il culo! Ma prima di tutto, quindi, li si dovrà convincere che hanno dei diritti, e che questi, proprio perché si chiamano così, vanno conquistati prima, difesi poi. Bisognerà riuscire a convincere chi si uccide perché non ce la fa più che forse, prima di uccidersi, può provare a votare!

    Se non si lavora su queste persone, non si andrà mai da nessuna parte. E – purtroppo – Bertoli avrà sempre torto. E se fosse vivo oggi, forse, questa canzone dovrebbe riscriverla con altre parole.
    “Vincono, vinceranno, oggi e domani. La forza è nella mazzetta incassata da immonde, sporchissime mani.”
     
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